di Bruno Lorenzo Castrovinci
l sipario sta calando sull’anno scolastico 2023-24, un anno che, contrariamente ai precedenti, è trascorso all’ombra della tranquillità. Non ci sono state pandemie o eventi eccezionali a turbare la serenità degli studenti e del personale scolastico. Tuttavia, la quiete ha lasciato spazio a un fervore febbrile legato alla corsa per spendere i fondi del PNRR, con un’impegnativa gestione amministrativa che ha gravato su pochi instancabili addetti ai lavori, dediti a far sì che la scuola funzionasse.
Questi eroi silenziosi, saturi di impegni e con time sheet colmi, hanno visto sfumare lo stimolo a fare di più. E mentre il governo centrale introduce nuove opportunità e risorse per mantenere aperte le porte di una scuola stanca anche d’estate, gli studenti e il personale scolastico non vedono l’ora di andare in vacanza. Gli ambienti di apprendimento si rinnovano, almeno sulla carta, ma con i tempi lenti di un’amministrazione appesantita dai nuovi adempimenti del nuovo codice dei contratti e dalla novità del nuovo contratto nazionale CCNL, oltre che dal ritardo sistemico dei fornitori a completare le forniture, gli arredi e le attrezzature tecnologiche ordinate tanti mesi fa.
Dal 1° maggio, finalmente, vedremo la luce della prima vera figura di middle management, su cui tanto ha scritto Angelo Paletta. Con il nuovo CCNL, emerge la figura del Funzionario ed Elevate Qualificazioni, un ruolo destinato a traghettare la scuola verso nuove riforme e cambiamenti amministrativi. La transizione sarà complessa, con la perdita di titolarità per molte figure, sebbene i DSGA possano mantenere la loro sede di precedente servizio su richiesta.
La vera sfida resta la coesistenza con i Dirigenti Scolastici. La necessità di una chiara demarcazione delle competenze tra una funzione dirigenziale orientata all’innovazione educativa e una funzione dirigenziale amministrativa e contabile è cruciale. Solo così si potranno eliminare i conflitti e i difficili rapporti tra queste due figure, garantendo una scuola più efficiente e armoniosa.
La scuola, nella configurazione della Burocrazia Professionale di Mintzberg, è un’organizzazione che, unita alla teoria dei legami deboli di Weick, può adattarsi e funzionare sempre, indipendentemente dalle variabili interne o esterne. Una tecnostruttura in grado di lavorare in autonomia, libera il Dirigente Scolastico da molte incombenze, permettendogli di recuperare il ruolo di leader educativo, guida e custode della vision e della mission dell’istituzione scolastica che gli è stata affidata.
Suona la campanella, un suono che porta gioia agli studenti e agli insegnanti, finalmente pronti a godersi le meritate vacanze. È tempo di riflessione, di bilanci, di verifiche finali, relazioni, scrutini e confronti. Un momento per valutare ciò che si è fatto e ciò che si poteva fare, per apprezzare il proprio operato, che ha come indicatore principale il numero di iscrizioni ottenute. Una scuola scelta da molti studenti è senza dubbio una scuola eccellente, capace di soddisfare i bisogni, anche quelli taciti, dei suoi utenti.
Per gli addetti ai lavori, l’anno si chiude con l’ansia e la responsabilità di rispettare le numerose scadenze all’orizzonte, legate alle risorse del PNRR, dell’agenda SUD, della programmazione dei fondi strutturali PON, delle risorse per la Mobilità Erasmus+ e negli istituti tecnici degli ITS. Le azioni del PNRR, finalizzate alla riduzione dei divari territoriali e al contrasto della dispersione scolastica, introducono finalmente in modo consistente psicologi e orientatori nelle scuole del secondo ciclo, sebbene a tempo determinato. Si aprono così nuovi scenari, con l’istituzione di equipe stabili di psicologi in ogni scuola, per collaborare nella progettazione di un’offerta formativa che tenga conto degli sviluppi delle scienze cognitive e delle neuroscienze.
A tutto questo si aggiungono i nuovi adempimenti amministrativi e del personale docente, legati alla piattaforma UNICA. Il lavoro dei tutor e degli orientatori giunge al termine, nella speranza di aver seminato il seme che svilupperà nello studente le competenze necessarie per la scelta del percorso successivo, proiettandolo verso un futuro in cui realizzare i propri sogni e obiettivi.
Per una generazione di studenti che si avvia alla maturità, ma che ha conosciuto la privazione della libertà dovuta alla pandemia, la scuola ha rappresentato un faro di speranza. Questi studenti, nonostante gli anni bui, possono oggi affrontare dignitosamente l’esame di maturità, sebbene con dei vincoli nell’assegnazione della lode finale, che penalizza i migliori privandoli di un riconoscimento importante.
Il loro primo capolavoro, frutto di passioni e apprendimento, si traduce in un artefatto significativo, che rivela le competenze maturate e facilita la scelta futura. È un momento di transizione, con sperimentazioni che coinvolgono università, ITS, e istituti scolastici di ogni ciclo, fino agli ECEC della scuola dell’infanzia.
Ma è anche un anno segnato dal calo delle nascite, che impone un ridimensionamento delle scuole. Molti istituti chiuderanno le porte per l’ultima volta, lasciando un vuoto nelle comunità che li ospitavano, specialmente in aree socialmente svantaggiate o spopolate.
La campanella suona, tra le fatiche di un anno appena trascorso e la felicità degli studenti che, con le lacrime agli occhi, salutano compagni, insegnanti e personale scolastico. Un ciclo di vita si conclude, e una nuova avventura inizia, con la consapevolezza che la scuola, nonostante tutto, ha saputo affrontare le sfide a testa alta, preparando i suoi studenti al futuro con dignità e speranza.