Audizione alla VII Commissione Camera dei Deputati: Adozione di linee guida volte a favorire il rispetto delle differenze nel sistema scolastico – risoluzione 7-00203

On. Presidente, On.li Commissari
L’educazione all’affettività e il contrasto alla violenza di genere sono strettamente legati a uno dei compiti che sono affidati alle scuole: formare bambini/e, ragazzi/ragazze, educarli a diventare persone consapevoli e responsabili nell’esercitare una cittadinanza attiva.
In questa fase storica, la capacità di tutto il mondo adulto nel rispondere a questa finalità determinerà la possibilità di superare le derive culturali e relazionali che sono alla base dei drammatici episodi di violenza di genere e di costruire un futuro di eguaglianza, rispetto e inclusione per tutte e tutti.
Il tema è molto complesso e riteniamo che vada evitato il rischio di soluzioni parziali che, dettate dall’emergenza, risulteranno incapaci di produrre nel medio/lungo periodo quel cambiamento profondo necessario a far crescere nelle giovani generazioni una cultura che valorizzi l’alterità e il rispetto, contrastando stereotipi e pregiudizi.
Nella proposta di risoluzione Sasso si condanna una sorta di tendenzioso indottrinamento, riportato dalle cronache, atto a introdurre il concetto di “spettro di genere” senza un precedente confronto con le famiglie e le associazioni dei genitori e viene attribuita a non ben definiti gruppi di persone la volontà di utilizzare l’ambito scolastico, per introdurre teorie e persino “pratiche estranee al mondo educativo”.
Di questo l’ANDIS non è direttamente a conoscenza, mentre può testimoniare lo sforzo continuo da parte delle istituzioni scolastiche nel promuovere un confronto aperto e corretto con gli studenti in merito ai diversi aspetti della vita umana, compreso ciò che riguarda la produzione dell’identità e il rapporto tra individuo, società e cultura. I fatti di cronaca, peraltro riportati genericamente e talvolta gravati da interpretazioni, andrebbero opportunamente ricondotti nelle specifiche caratterizzazioni e inseriti nei contesti in cui sono maturati.
La scuola non utilizza la propria funzione come palco privilegiato in quanto essa, pur svolgendo un servizio di pubblica utilità, è un organo costituzionale volto a garantire i principi, i valori e le garanzie della Carta del 1948. Pertanto, rientrano nei suoi compiti l’informazione plurale e disinteressata, lo sviluppo delle capacità critiche dei cittadini e, non ultimo, la convinta affermazione dei principi di libertà, democrazia, uguaglianza e parità dei diritti di ogni cittadino e di ogni essere umano.
Il testo fa riferimento a un’ideologia gender che non trova oggettivo riscontro storico e culturale. La “teoria gender” nasce difatti da una interpretazione deformata dei Gender Studies che sono un approccio accademico interdisciplinare che riguarda i significati sociali e culturali della sessualità e dell’identità di genere. I problemi attinenti alla natura della sessualità, delle relazioni affettive e alla questione femminile, sono temi che richiedono ascolto attento, accoglienza, competenza affettiva e relazionale, scambio aperto di punti di vista e di esperienza.
In tal senso l’ANDIS accoglie con favore l’invito a un confronto sulle tematiche affettive e sessuali con atteggiamento non pregiudiziale, supportato dall’impegno quotidiano delle istituzioni scolastiche nel rispettare tutte le diversità dei propri studenti, per giungere alla condivisione di Linee guida ministeriali orientate alla promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione, la lotta a pregiudizi, discriminazioni e violenze.
L’ANDIS ritiene che Linee guida condivise debbano indirizzare e sostenere le istituzioni scolastiche per attuare quanto richiesto dalla “Convenzione di Instanbul” del 2011 e successiva risoluzione europea del 2013, che ha annoverato l’Italia fra i paesi “sprovvisti di politiche sostanziali in materia di parità tra i sessi nel campo dell’istruzione” e dove ancora “non è prevista in modo sistematico l’educazione sessuale nelle scuole” e invita il Parlamento a trovare una soluzione condivisa sulle tre proposte di legge presentate in materia ( Ascari, Manzi, Ravetto).
In occasione del Rapporto Annuale del 2006, la Commissione Europea ha definito intervento prioritario l’eliminazione degli stereotipi di genere poiché i ruoli maschili e femminili continuano ad influenzare importanti decisioni individuali riguardanti l’istruzione, le scelte professionali, i contratti di lavoro, la famiglia e la fertilità.
Nel 2013, poi il Parlamento Europeo ha adottato la Risoluzione sull’eliminazione degli stereotipi di genere (12 marzo 2013), che parte dal presupposto che i ruoli di genere si costituiscono e si affermano attraverso una serie di influenze sociali esercitate in particolare dai mezzi di informazione e dall’istruzione e prendono forma nelle fasi di socializzazione dell’infanzia e dell’adolescenza, influenzando le persone per tutta la vita.
La legge de La Buona Scuola, L. 107/2015 art.1 comma 16, sancisce che “l’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori” sulla tematica. Le modalità di attuazione di tali principi vanno obbligatoriamente inserite nel PTOF.
Oggi, sebbene sia stato compiuto un grande sforzo rispetto alla parità di genere, ci sono ancora molte sfide da affrontare. Inoltre, è ormai condivisa la consapevolezza che la violenza e la discriminazione verso gli uomini e le donne siano generate anche da un atteggiamento culturale basato su stereotipi legati al genere.
I bambini crescono con una conoscenza già consolidata di ciò che è maschile e ciò che è femminile, acquisita attraverso un’educazione più o meno consapevole e quotidiana, fatta di divieti, sollecitazioni, esempi, all’interno della famiglia e dei contesti sociali con cui hanno interagito sin dall’infanzia.
Per costruire una relazione più equilibrata tra i sessi, basata sul reciproco rispetto della differenza, è necessario quindi informare le persone sul forte condizionamento culturale legato alla diffusione degli stereotipi e attuare azioni preventive, a partire dalla scuola primaria.
Per conseguire una vera parità di genere, è quindi fondamentale agire su più fronti a partire dall’istruzione, che può contribuire a costruire rapporti più equi tra uomini e donne ed è in grado di valorizzare i talenti e sradicare gli stereotipi, in particolare nei contesti in cui questi influenzano in modo significativo le scelte educative e professionali.
Per poter agire sul cambiamento, è necessario sensibilizzare e rendere consapevoli dei condizionamenti culturali gli adulti responsabili dell’educazione dei bambini: insegnanti, genitori, istituzioni e altre organizzazioni della società civile, che giocano un ruolo chiave non solo nel settore educativo ma anche nella prevenzione della violenza di genere.
L’ANDIS sottolinea, infine che le esperienze maturate nelle scuole, che sono chiamate a confrontarsi quotidianamente con la fatica della crescita affettiva e relazionale dei giovani, sono orientate al pluralismo e al rispetto delle diversità, riconoscendone la valenza biologica, sociale e culturale come spinta verso le pari opportunità.


Roma, 10 giugno 2024

Il Presidente nazionale Paola Bortoletto

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