Coltivare connessioni: Strategie per un’efficace Educazione alle Relazioni
di Mario Di Maio
La comprensione, la benevolenza, il riconoscimento permetteranno non solo un ‘miglior vivere’ nella relazione insegnante-insegnato, in ogni relazione d’autorità, in ogni relazione umana, ma anche di combattere il male morale più crudele, il più atroce che un essere umano possa fare a un altro essere umano: l’umiliazione” ( E.Morin)
1.Introduzione
La recente Direttiva del ministro Valditara del 24 novembre u.s. sull’Educazione alle relazioni rappresenta, nel pensiero dello stesso, un intervento che ha come finalità “di rafforzare l’impegno verso un’azione educativa mirata alla cultura del rispetto, all’educazione alle relazioni e al contrasto della violenza maschile sulle donne”(1), attraverso la promozione, nelle Scuole Secondarie di Secondo grado di progetti, percorsi educativi, attività pluridisciplinari e metodologie laboratoriali.
Il Ministero, ancora una volta, come è avvenuto sull’onda emotiva di altri tragici accadimenti, ha varato un provvedimento che, da qualche parte non a conoscenza delle precedenti normative, è stato definito ”innovativo” come se le relazioni umane e il loro “ insegnamento” non dovessero costituire i cardini della relazione educativa e, quindi, attraverso i modelli forniti dal docente attraverso l’empatia e il riconoscimento dell’altro, non costituissero il nucleo fondante di qualsiasi processo di formazione dei bambini e dei ragazzi.
Il progetto, come viene evidenziato nei riferimenti normativi, ricalca il solco tracciato da precedenti interventi legislativi, riprendendo gli orientamenti delle Linee guida del 27 ottobre 2017 intitolate “Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione”, predisposte dallo stesso ministero in attuazione dell’articolo 1 comma 16 della Legge 13 luglio 2015, n. 107 e della nota MIUR n..5515 del 27 ottobre 2017 “Piano nazionale MIUR di educazione al rispetto”, derivante dalla sopra citata legge.
Un altro aspetto da considerare, che rende ancora più “debole” il Documento ministeriale, è la limitazione ad una progettualità sulle competenze relazionali limitata agli studenti delle Scuole superiori, in quanto le indicazioni dirette agli altri gradi di Scuola sono alquanto vaghe.
“La scuola, intesa come percorso formativo che si snoda lungo un periodo che va dagli asili nido ai corsi universitari, è, dunque, il luogo dove promuovere lo sviluppo della capacità affettiva e relazionale e dove, attraverso una pedagogia della comunicazione, del confronto e della convivenza democratica, è possibile impiantare nella società attuale una reale e ben radicata cultura della pace e della Nonviolenza”(2) . Le riforme che sono state implementate negli ultimi decenni, pur evidenziando la necessità di far acquisire delle valide competenze relazionali, hanno continuato a privilegiare un’educazione che si rivolge essenzialmente all’intelligenza cognitiva, trascurando o addirittura ignorando le dimensioni comunicativo-relazionali ed emozionali. “Nessuno ci ha mai insegnato a comunicare efficacemente e a impostare in modi sani e costruttivi i nostri rapporti con gli altri. Impariamo a parlare e a scrivere ma non ad ascoltare e comprendere realmente l’altro in quanto diverso da noi” (3) .
“L’efficacia del piano di educazione alle relazioni può essere ancora più evidente se fatto partire, in maniera sistemica e con progetti specifici, dalla scuola dell’infanzia, finestra cronologica privilegiata per l’implementazione di una buona alfabetizzazione emotiva.”(4)
Al Ministero, forse, non ritenevano opportuno ribadire, per il Primo Ciclo, le significative affermazioni delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo che recitano:” La scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e degli adolescenti. (…) la scuola è perciò investita da una domanda che comprende, insieme, l’apprendimento e “il saper stare al mondo”” (5). Le stesse Indicazioni affermano che” insegnare le regole del vivere e del convivere è per la scuola un compito oggi ancora più ineludibile rispetto al passato”(6).
2.L’ Educazione alle relazioni
Nella Direttiva non c’è una definizione precisa di cosa siano le relazioni umane di cui si parla, per cui, è opportuno, per una migliore comprensione del Documento ministeriale e per una più puntuale riflessione da svolgere nell’ambito delle Istituzioni scolastiche, effettuare delle riflessioni su tale argomento.
Le relazioni umane sono un elemento fondamentale della vita di ogni persona. P. Donati definisce le relazioni sociali “beni relazionali”, non intesi semplicemente come rapporti umani positivi ed altruistici, ma anche portatori di valore economico, politico, morale ed educativo. Esse sono indicatori “umani” del ben-essere di un’intera comunità, attraverso l’amicizia, la fiducia, la cooperazione, la coesione sociale, la solidarietà e la pace (7).
Esse rappresentano una fonte di benessere, ma possono anche essere causa di conflitto e di sofferenza. Per questo motivo, è importante che le persone siano in grado di costruire e mantenere relazioni sane e soddisfacenti.
L’educazione alle relazioni è un percorso formativo che si propone di fornire alle persone le competenze necessarie per sviluppare relazioni positive e costruttive. Questo percorso può essere svolto in diversi contesti, tra cui la scuola, la famiglia e la comunità.
In Italia, l’educazione alle relazioni è stata inserita nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) come una delle priorità strategiche per la promozione di una cittadinanza attiva.
Essa rappresenta un processo di formazione che si propone di promuovere lo sviluppo delle competenze relazionali delle persone che includono:
– la capacità di riconoscere e comprendere le proprie emozioni e quelle degli altri;
– la capacità di comunicare in modo efficace e assertivo;
– la capacità di risolvere i conflitti in modo pacifico;
– la capacità di costruire relazioni positive e durature;
– la capacità di partecipare alla vita sociale e civile in modo attivo e responsabile.
L’educazione alle relazioni è importante per diversi motivi. Essa contribuisce a migliorare la qualità della vita delle persone, sia a livello individuale che sociale. In secondo luogo aiuta a prevenire e a contrastare i fenomeni di violenza, di discriminazione e di emarginazione. In terzo luogo favorisce la costruzione di una società più democratica e inclusiva.
L’Educazione alle relazioni può essere declinata nell’ambito dei rapporti interpersonali relativi a quelli che intercorrono tra individui di età, genere, cultura e background socio-economico diversi. Ci sono poi le relazioni familiari e quelle sociali. Queste ultime riguardano le relazioni tra individui all’interno di gruppi sociali, come la scuola, il lavoro, il quartiere o la comunità.
La scuola è il contesto ideale per lo sviluppo delle competenze relazionali delle giovani generazioni. Essa, infatti, rappresenta un luogo di incontro e di confronto tra persone diverse, in cui il rapporto tra docenti e discenti si deve “nutrire” di relazioni positive quali l’empatia, l’accettazione dell’altro, il dialogo e l’esposizione di opinioni divergenti ma sempre da confrontare attraverso il dialogo.
I contenuti dell’educazione alle relazioni possono essere suddivisi in due macro-aree:
– le conoscenze che riguardano gli aspetti psicologici, sociali e culturali delle relazioni umane;
– le competenze che comprendono le capacità relazionali che le persone devono sviluppare per costruire e mantenere relazioni positive e costruttive.
Le strategie metodologiche che si possono implementare sono diverse. La prima, fondamentale, è quella del docente che, attraverso il suo agire, si deve proporre come modello di una comunicazione/relazione basata sull’empatia e sul dialogo. Si darà largo spazio all’apprendimento cooperativo, al role-playing, al metodo dialogico.
L’educazione alle relazioni nella scuola può essere svolta attraverso diverse attività, tra cui:
– le attività curricolari: queste attività possono essere inserite all’interno delle discipline scolastiche, come la storia, la filosofia, la psicologia e l’educazione civica;
– le attività extracurriculari: queste attività possono essere svolte al di fuori dell’orario scolastico, come i progetti di educazione alla cittadinanza attiva, i laboratori di educazione socio-affettiva e i corsi di formazione per insegnanti.
3.L’educazione alle relazioni ai tempi dei social MEDia
Nell’era digitale, i social media hanno rivoluzionato il modo in cui ci connettiamo, condividiamo e interagiamo. Se da un lato hanno ampliato le nostre opportunità di comunicazione, dall’altro hanno introdotto sfide uniche, specialmente per le nuove generazioni. L’educazione alle relazioni, pertanto, diventa cruciale per guidare gli individui nel costruire connessioni significative in un mondo sempre più dominato dai social media.
Essa deve iniziare con una solida base di consapevolezza digitale. Gli individui devono comprendere l’impatto delle loro azioni online e come le interazioni digitali possono influenzare le relazioni nella vita reale. La consapevolezza di questioni come la privacy, la gestione delle impostazioni e la valutazione critica delle informazioni online è fondamentale per mantenere relazioni sane.
I social media spesso promuovono una visione idealizzata della vita degli altri. L’educazione alle relazioni dovrebbe insegnare che dietro le foto perfette e i post entusiasmanti c’è una realtà complessa. La promozione dell’autenticità online favorisce la creazione di relazioni basate sulla sincerità e sulla comprensione reciproca.
I social media possono facilmente diventare un’ancora che consuma tempo prezioso. L’educazione alle relazioni dovrebbe includere strategie per una gestione sana del tempo online, incoraggiando periodi di disconnessione per coltivare rapporti offline e prevenire l’isolamento sociale.
Essa deve promuovere l’empatia digitale, incoraggiando gli individui a considerare i sentimenti degli altri online e a trattare gli altri con gentilezza. La consapevolezza che dietro ogni profilo c’è una persona con emozioni e esperienze uniche è essenziale per costruire relazioni rispettose.
Una parte cruciale dell’educazione alle relazioni nei social media è la prevenzione del cyberbullismo. Gli individui devono essere consapevoli delle conseguenze dannose delle parole online e imparare a intervenire in modo responsabile quando assistono a comportamenti di bullismo digitale.
Gli educatori devono insegnare l’importanza di stabilire limiti online sani. Ciò include la comprensione dei propri confini personali, la gestione delle aspettative online e la capacità di dire no quando necessario. Imparare a gestire i confini digitali è fondamentale per mantenere relazioni bilanciate e sostenibili.
L’educazione alle relazioni dovrebbe concentrarsi sulla promozione della comunicazione efficace. Gli individui devono apprendere come esprimere i propri sentimenti online in modo chiaro e rispettoso, evitando fraintendimenti e conflitti.
Essa, nel contesto dei social media, è essenziale per guidare le nuove generazioni nella creazione di connessioni significative e sane. Integrando la consapevolezza digitale, la promozione dell’autenticità e l’empatia digitale, possiamo sviluppare una generazione che naviga implementando dei collegamenti online basati sulla consapevolezza e sul rispetto.
4.Il RUOLO DEL dirigente
Il ruolo del Dirigente nell’ambito dell’implementazione di un ambiente che tenga conto di un’efficace educazione alle relazioni è decisivo, sia come detentore di una serie di competenze comunicativo/relazionali basate sull’empatia e sul dialogo, sia come elemento di propulsione all’acquisizione, da parte dei docenti, degli studenti e degli altri operatori della Scuola, di modelli comportamentali relativi ad una comunicazione aperta alla comprensione e al confronto.
L’empatia è la “capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro” (8).
In un suo recente libro Daniel Goleman approfondisce l’argomento di questa importante facoltà umana che ha trovato riscontro anche nelle ultime ricerche relative ai “neuroni specchio” (9). Un Dirigente “empatico” e, soprattutto consapevole della “preoccupazione empatica” che Goleman definisce una condizione indispensabile per interagire con gli altri, è in grado di comprendere la condizione umana. (10)
Nel loro libro “A scuola di futuro”, l’autore analizza le principali modalità attraverso le quali si manifesta l’atteggiamento empatico, considerando oltre a quello detto del “Buon samaritano”, anche l’empatia cognitiva e quella emotiva, indicando, quindi, che l’acquisizione di quelle competenze “personali” consentono di poter “navigare” in modo efficace nel nostro mondo sempre più povero di relazioni autentiche in cui prevalgono incomprensioni e messaggi negativi. (11)
Le problematiche della vita di oggi, le preoccupazioni che spesso incombono sull’ esistenza di tutte le persone, frequentemente fanno dimenticare che, nei rapporti con gli altri, nello svolgimento delle mansioni proprie di ogni ruolo lavorativo, l’elemento fondamentale di cui occorre tener conto è che si a che fare con persone, per cui è essenziale passare dal distacco all’empatia, dal freddo rapporto burocratico alla comprensione delle problematiche presentate, dall’atteggiamento di monadi solipsistiche concentrate sul proprio “io” a quello della rilevanza del “noi”. La trasformazione di un rapporto superficiale in quello prettamente empatico, di condivisione e di collaborazione, tipica di operatori che esercitano la propria assertività e della stessa organizzazione scolastica, consentono a tutta l’Istituzione di trasformarsi in una vera e propria “comunità educante” attenta a quelli che sono i bisogni e le esigenze di tutti i “portatori d’interesse”. Nell’ambito dell’istituzione scolastica il Dirigente deve presentarsi come guida empatica e disponibile prima per i docenti e gli altri operatori scolastici, dopo per studenti e famiglie. Dovrebbe porsi come un modello per quanto riguarda le competenze comunicativo-relazionali per i propri insegnanti e, quindi, attraverso questi che dovrebbero, a loro volta, sviluppare competenze empatiche, agli allievi. Tale atteggiamento può essere, inoltre, rivolto direttamente, attraverso un atteggiamento di dialogo e comprensione, agli studenti. In quest’azione empatica, dovrebbe saper ascoltare attentamente le preoccupazioni degli alunni e sforzarsi di comprendere le loro esigenze individuali. Questa comprensione consentirebbe al dirigente di consigliare ai docenti l’adozione di approcci educativi mirati, incentrati sulla valorizzazione dei punti di forza di ciascuno studente e sul supporto per superare le sfide che possono incontrare nel loro percorso di apprendimento.
Egli, inoltre, nell’ambito di un’organizzazione che tenga conto di un’efficace educazione alle relazioni dovrebbe creare una rete a cui far partecipare figure esperte dei processi comunicativo-relazionali.
“L’efficacia del piano di educazione alle relazioni può essere ancora più garantita se si preveda l’inserimento stabile all’interno della scuola delle figure dello psicologo e del pedagogista. Si tratta di figure imprescindibili in un percorso finalizzato da un lato a supportare i giovani nella maturazione affettiva dall’altro gli adulti nei delicati processi di ascolto ed osservazione dei giovani, che spesso chiedono solo di essere ascoltati e visti con gli occhi del cuore.
Lo psicologo ed il pedagogista rappresentano, infatti, figure necessarie per recuperare la dimensione di autorevolezza e di affettività che deve ritornare a caratterizzare il processo educativo ad ogni livello”. (12)
5.Conclusioni
L’importanza dell’Educazione alle relazioni emerge come un pilastro fondamentale per lo sviluppo globale degli individui. Un’appropriata formazione in questo ambito non solo favorisce la creazione di legami significativi, ma promuove anche la comprensione reciproca e la costruzione di una società più armoniosa. Gli insegnanti e gli educatori rivestono un ruolo cruciale nel plasmare le competenze relazionali degli studenti, fornendo loro gli strumenti necessari per navigare nelle sfide interpersonali.
L’Educazione alle relazioni non si limita alla sfera personale, ma assume una rilevanza cruciale anche nel contesto professionale, contribuendo a costruire team coesi e a migliorare le dinamiche lavorative. Investire risorse nell’insegnamento di abilità comunicative, empatia e gestione dei conflitti si traduce in un vantaggio a lungo termine per la formazione di individui resilienti e socialmente competenti.
In un mondo sempre più interconnesso, l’Educazione alle relazioni diventa un antidoto alle crescenti sfide di isolamento e disconnessione sociale. In questo contesto, è essenziale integrare programmi educativi che incoraggino la consapevolezza emotiva, la tolleranza e la valorizzazione della diversità. Solo attraverso un impegno collettivo nell’edificare competenze relazionali possiamo sperare di costruire un futuro in cui le relazioni umane siano permeate da rispetto reciproco, comprensione e collaborazione.
1) Direttiva MIM “Educazione alle relazioni” – percorsi progettuali per le scuole, n.83 del 24 novembre 2023
2) T.Barbagli, «Educare ai sentimenti, relazioni ed emozioni», https://www.tuttaunaltrascuola.it/
3) Ibidem
4)R.Stornaiuolo, Un minuto di silenzio per fare rumore…“Educare alle relazioni” per prevenire il femminicidio, AndisBlog, 28 novembre 2023
5) Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, Miur, 2012
6) Ibidem
7) P.Donati, Scoprire i beni relazionali. Per generare una nuova socialità, Soveria Mannelli, Rubettino, 2019
8) www.treccani.it/enciclopedia
9) I neuroni specchio (mirror neuron) sono cellule nervose di tipo neuronale che si attivano sia durante il compimento di azioni motorie, sia osservando le stesse azioni compiute da qualcun altro
10) D.Goleman, P.Senge, A scuola di futuro, RCS editore, Milano, 2016
11) Ibidem
12) R.Stornaiuolo, Un minuto di silenzio per fare rumore…“Educare alle relazioni” per prevenire il femminicidio, AndisBlog, 28 novembre 2023