«La pedagogia moderna è sempre più dell’idea che il bambino debba essere consapevole dei suoi processi di pensiero e che sia essenziale che…il docente lo aiuti a diventare più metacognitivo, a essere consapevole del suo stesso modo di procedere nell’apprendere e nel pensare» ( J.Bruner)
Il titolo dell’articolo è giustificato dal fatto che, ancora una volta, tutte le riflessioni pedagogiche e metodologiche avviate e consolidate negli ultimi venti anni e più, vengono travolte da quel senso di “pars destruens” relativamente alla valutazione formativa, motivata dalla considerazione che la strutturazione dei giudizi sulle competenze degli alunni, indicata dalle Linee guida del 2020 è “incomprensibile”. “Innanzitutto cambieremo il sistema di valutazione alla scuola primaria. Basta con le definizioni incomprensibili tipo “avanzato”, “intermedio”, “base”, “in via di prima acquisizione”. Al di là del giudizio analitico, vogliamo che alle elementari ( sic!) le valutazioni siano chiare, semplici: ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente, gravemente insufficiente”(1) Il Disegno di legge in discussione al Senato è accompagnato da un emendamento del Governo che recita “”A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti. Le modalità della valutazione di cui al primo e al secondo periodo sono definite con ordinanza del Ministro dell’istruzione e del merito.“
Occorre dire che l’intervento del Ministro, in parte, è giustificato da una serie di indicazioni che la precedente normativa inseriva nella valutazione e che erano state giudicate, sin dal primo momento della loro introduzione, alquanto complesse. In un precedente articolo pubblicato sul Blog Andis, intitolato non a caso” La montagna ha partorito un elefante” per indicare la presenza di norme defatiganti e complicate in quanto quella che era ( scusate l’auto-citazione!)” un’esigenza, più che mai giustificata, di abbandonare un costrutto docimologico basato sui voti numerici per una valutazione per l’apprendimento fondata su elementi di descrittività, si è risolta in un ulteriore aggravio di strutturazioni complesse e, spesso, artificiose, per la compilazione, da parte dei docenti, del documento relativo all’individuazione delle competenze disciplinari degli alunni”.(2)
Nel “fatidico”'(o forse bisognerebbe definirlo “famigerato”) anno scolastico 2008/2009, nella scuola primaria, per la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni, fu reintrodotta l’attribuzione di voti numerici espressi in decimi nelle diverse discipline del curricolo scolastico. Tutto questo senza tener conto di una serie di considerazioni di tipo educativo-didattico, ma anche docimologico, in cui l’utilizzazione dei voti per valutare le competenze era una soluzione completamente contraria alle teorie e alle pratiche relative alla valutazione formativa e all’individuazione delle competenze acquisite dagli alunni.
“La reintroduzione del voto è stata una sciagura che ha riportato in auge una pratica del tutto sbagliata e controproducente. Quando si studia per il voto la scuola non funziona”.(3) “Quella numerica è una valutazione da contachilometri, che misura le velocità di apprendimento dei bambini e finisce con etichettarli precocemente in bravi e meno bravi”.(4)
Annotava, inoltre, la Professoressa Lucangeli dell’Università di Padova che “il bambino ricorda (delle attività svolte) non solo numeri e parole ma anche il disagio che ha provato. Disagio che può essere rinforzato dal brutto voto che, a sua volta, può innescare senso di colpa per non essere riuscito (nel lavoro svolto) e la convinzione di non essere all’altezza”. E aggiungeva che “nelle situazioni di difficoltà scolastiche, l’uso ripetuto di un voto non gratificante può essere demotivante. Perché se il bambino sperimenta una serie di insuccessi, confermati dal voto negativo dell’insegnante, può viverli come una conferma della propria inadeguatezza e incapacità, e perdere così l’entusiasmo di provare e riprovare”.(5) “I bambini – sottolineava, infatti, Daniela Lucangeli – devono saper misurare la propria riuscita, ma un conto è misurarla per poter fare meglio, un conto per dire ‘sono brava’ o ‘non valgo niente”. (6) Nel nuovo Disegno di legge la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici. Continua, però, il rischio che la valutazione venga interpretata in modo troppo schematico, “portando alla costruzione di sistemi di espressione della valutazione basati su aggettivi quali Scarso, Sufficiente, Distinto, Buono, Ottimo, che nulla hanno a che vedere con un giudizio realmente descrittivo della preparazione dell’allievo e rappresentano solo una discutibile ricodifica del voto numerico. In altre parole, senza aver chiaro cos’è davvero un giudizio descrittivo, si rischia che la logica riduttiva del “voto”, uscita dalla porta, rientri dalla finestra”.(7)
La trasformazione delle teorie e delle pratiche valutative continua ad essere una sfida eccezionale per la Scuola Italiana perché significa rivoluzionare totalmente il modello pedagogico! Significa passare da una pedagogia “bancaria” che sottolinea la trasmissione dei saperi, la divisione tra chi sa e chi non sa per cui la valutazione ha la funzione di classificare, comparare, escludere, ad una “pedagogia dell’emancipazione” in cui l’apprendimento è una costruzione sociale, l’errore è una risorsa e la valutazione ha una funzione fortemente educativa.(8) In altri termini utilizzando la conclusione di un editoriale pubblicato dal Prof. Baldacci dell’Università di Urbino: “Per definire un modello di valutazione occorre scegliere quale tipo di scuola s’intende realizzare. Ossia: dimmi che scuola vuoi e ti dirò quale valutazione avere. Ma attenzione, è almeno in parte vero anche l’inverso, ossia dal modello di valutazione promosso si può evincere l’idea implicita della scuola che s’intende realizzare. Ossia: dimmi che valutazione hai e ti dirò che scuola vuoi”.(9)
Dai Documenti ministeriali continua ad appalesarsi una visione della valutazione per l’apprendimento come un procedimento di tipo passivo, in cui, ancora una volta, il docente implementa una serie di azioni che, per certi aspetti, non consentono all’alunno di dare valore alla valutazione come opportunità di apprendimento, attraverso un approccio attivo.
Un altro aspetto da considerare è che il Ministero, attraverso l’emendamento citato, “propone di smantellare una riforma appena avviata e senza che ne sia stata in alcun modo verificata l’efficacia”.(10) Negli anni scorsi sono state avviate una serie d’importanti iniziative, nell’ambito dell’emanazione dell’O.M. 172/2020 e delle Linee-guida allegate, rivolte ad oltre 160.000 docenti, con le Scuole impegnate nella realizzazione, nell’ambito dei Curricola scolastici, di strategie di valutazione che mettessero al centro i principi della valutazione per l’apprendimento. Si spera, quindi, che il riproporre delle modalità di valutazione già adottate in tempi precedenti, si accompagni ad una serie di attività di formazione che non faccia interrompere il processo del rinnovamento delle pratiche valutative così necessarie al rafforzamento delle competenze degli studenti.
Per concludere, l’auspicio è che questi Documenti ministeriali costituiscano un ulteriore momento di riflessione, da parte dei dirigenti e dei docenti, per implementare un’efficace valutazione per l’apprendimento che consenta di assegnare il giusto valore alla graduale costruzione delle competenze degli alunni e per sostenere e potenziare la motivazione al continuo miglioramento degli esiti scolastici e personali di ogni allievo.
(1) Valditara: Valutazione alla scuola primaria, tornano i giudizi sintetici “Basta con le definizioni incomprensibili. I voti siano chiari e semplici” Orizzontescuola, 13 febbraio 2024 dall’intervista al ministro del Messaggero.
(2)M.Di Maio, La montagna ha partorito un elefante, Blog Andis,
(3)F.Lorenzoni I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica, Sellerio, 2014).
(4)ibidem
(5)D.Lucangeli, intervista, www.nostrofiglio.it
(6) ibidem
(7) AA.VV. www.scuola7.it/2020/189/il-giudizio-descrittivo-oltre-la-logica-del-benino-bene-benissimo/
(8)Freire, La pedagogia della liberazione, FrancoAngeli, 2016, Milano
(9)M.Baldacci, editoriale rivista web Pedagogia +Didattica, aprile 2016
(10) Comunicato delle Associazioni e Organizzazioni Professionali della Scuola, 8 febbraio 2024